24^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Antifona
d'Ingresso
Dà,
o Signore, la pace
Colletta
O
Dio, che per la preghiera del tuo servo Mosè non abbandonasti il popolo
ostinato nel rifiuto del tuo amore, concedi alla tua Chiesa per i meriti del tuo
Figlio, che intercede sempre per noi, di far festa insieme agli angeli anche per
un solo peccatore che si converte. Egli è Dio...
1^
Lettura
dal libro dell'Esodo
In
quei giorni, il Signore disse a Mosè: “Và, scendi, perché il tuo popolo,
che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato
ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si sono fatti un vitello
di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici
e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese
di Egitto”.
Salmo
Pietà
di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
Lavami
da tutte le mie colpe,
Crea
in me, o Dio, un cuore puro,
Non
respingermi dalla tua presenza
Donaci,
Padre, la gioia del perdono.
Signore,
apri le mie labbra
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un
cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi. R
2^
Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Rendo
grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi
ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al mistero: io che per l'innanzi ero
stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata
misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia
del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in
Cristo Gesù.
Canto
al Vangelo
Alleluia,
alleluia.
Noi
abbiamo riconosciuto e creduto
se
il nostro cuore ci condanna,
Alleluia.
Vangelo
Lc 15, 1-32
dal Vangelo secondo Luca
In
quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e
mangia con loro”.
RIFLESSIONE
Molti dicono che quella che abbiamo letto è una delle pagine più belle del Vangelo. Concordo anch’io. E’ bello scoprire un amore così intenso da parte di Dio nei nostri confronti, un amore che lo mette alla nostra ricerca, che gli fa far festa per il nostro ritrovamento o per il nostro ritorno a casa, ma credo che questo vangelo sia anche il più ostacolato infatti più scopriamo la bontà di Dio e più, se non ci lasciamo conquistare dalla sua misericordia, sentiamo bruciarci dentro il nostro egoismo. Gesù ha raccontato queste parabole perché "si avvicinavano a Gesù i pubblicani e i peccatori. Ma i farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro", cioè Gesù scandalizzava per il suo amore e la sua attenzione ai peccatori e qualche volta anche noi arriviamo all’assurdo, come il figlio maggiore della parabola, di scandalizzarci perché Dio è misericordia, perché Dio fa festa per un balordo che torna a casa a mani vuote dopo aver sperperato un’intera eredità. Non abbiamo paura di confrontare la misericordia di Dio con la nostra cattiveria, e se questo ci fa star male c’è una soluzione unica: proprio meravigliandoci e fidandoci del perdono ricevuto, imparare da questo anche noi la strada della misericordia. E allora guardiamo a Dio. Il pastore non ragiona con i numeri, non pensa che gli sono rimaste novantanove pecorelle, Egli parte alla ricerca della pecora volutamente sfuggita alle sue premure. Dio guarda alle singole persone. Dio davanti al peccato reagisce raddoppiando il suo amore. Come si fa a perderci d’animo davanti al male se pensiamo che il peccato quasi accende in Dio una fiamma di amore che lo spinge a mettersi alle nostre calcagna, alla nostra ricerca? E come si fa ad essere così drastici nei nostri giudizi nei confronti di chi ha sbagliato da volerli subito escludere, allontanare, "tagliare i rami secchi", quando vediamo la benevolenza di Dio che rischia tutto per andare a cercare chi si è allontanato? E la seconda parabola non presenta forse l’uomo come il tesoro di Dio che Egli vuol custodire gelosamente nella sua casa? Dio non si rassegna a perdere l’uomo, non dice: "Ce ne sono tanti miliardi!" fa come quella donna che persa la moneta, butta per aria tutto, sposta mobili e suppellettili pur di arrivare a ritrovare la moneta perduta. Se la filosofia ci ha consegnato la figura di Diogene che con il suo lanternino cercava l’uomo, il Vangelo ci dà l’immagine di Dio che in ogni modo viene pazientemente a cercarci: siamo preziosi ai suoi occhi! La terza parabola, quella che noi chiamiamo del Figlio prodigo ma che dovremmo più giustamente chiamare del Padre misericordioso, è il culmine della rivelazione dell’amore di Dio. Questo Padre accetta la sfida del figlio che se ne va, come accetta anche di avere in casa un secondo figlio che ha capito molto poco del suo amore. Dio non frena la libertà dell’uomo. Ma proprio questo amore che lascia liberi diventerà la nostalgia del figlio che, dopo aver consumato tutto, si ricorderà di suo Padre e inizierà il suo cammino di ritorno. La nostalgia, il dolore, le prove, le insoddisfazioni, tutto ci ricorda la fragilità della nostra esistenza lontani da Dio: solo Lui è proporzionato al cuore umano. Ma questo bisogno di Dio da parte dell’uomo corrisponde anche al bisogno dell’uomo da parte di Dio. Il figlio, ciascuno di noi, è importante per Dio, importante di ricerche ostinate, di preoccupazioni, di sollecitudini infinite e di attese pazienti : se possiamo usare un paragone umano che le parabole stesse ci suggeriscono: Dio aumenta la sua gioia quando può riversare il suo amore, il suo perdono su di noi. Quando il figlio ritorna scopre che il Padre lo sta spettando. E non per castigarlo! Il Padre gli corre incontro, lo abbraccia, fa festa. Dio non è il Padre che tira un sospiro di sollievo quando si accorge di essersi liberato da un figlio incapace di amore, piantagrane. Impazzisce invece di gioia, quasi obbliga tutti alla festa quando può riavere quel figlio che si era perduto. Ma come? E il peccato?, l’offesa, il denaro perduto? Tutto è dimenticato. Dio fa festa. Dovremmo ricordarcelo specialmente quando andiamo a confessarci. Non è l’elenco dei nostri peccati che conta, quello facciamo bene a farlo per ricordaceli noi e per cercare di non caderci più, ma conta il dono smisurato da parte di Dio che ci restituisce la dignità di figli e conta anche il dono che noi facciamo a Lui: gli restituiamo noi stessi, la nostra comunione con Lui. Quando chiediamo perdono sinceramente noi riceviamo la misericordia di Dio, ma diamo anche a Dio la gioia di vedersi restituito un figlio amato che si era perso. Davanti a questa gioia vicendevole a questo amore misericordioso si pone però un ostacolo: l’altro figlio. Certo poteva avere anche dei diritti validi da accampare: un’eredità già divisa col fratello che ora vede a rischio con padre così buono e così contento, il vitello grasso che viene dilapidato per un dilapidatore, la gelosia di chi vorrebbe avere la bontà del Padre solo per se. Questo figlio tanto ligio non ama il Padre e tanto meno il fratello. Questi è scappato ma poi è tornato in umiltà a casa, il fratello maggiore invece sta col Padre ma il suo cuore è lontano: non accetta lo stile, il pensiero del Padre, non capisce la sua misericordia, ha paura del Padre. E stato obbediente ma questo non lo ha appagato, lo ha fatto per forza; arriva addirittura a rimproverare il Padre di non avergli mai dato un capretto per far festa con gli amici (mi domando se aveva mai avuto la confidenza di chiederglielo) di conseguenza è uno che non sa sperimentare la gioia e la fratellanza. Questo figlio maggiore ci assomiglia tutte le volte che pur avendo sperimentato un così grande amore del Padre, noi siamo invece calcolatori, misuriamo il perdono con il centimetro, ci sentiamo già abbastanza bravi se, magari brontolando, abbiamo fatto il nostro dovere. E’ vero che la strada del perdono è una strada difficile, è vero che ci sembra impossibile che un uomo possa perdonare a chi gli ha ucciso un figlio, è vero che il perdono qualche volta viene usato da chi lo riceve per continuare a fare il male, è vero che da solo non riesco a provare sentimenti di bontà nei confronti di chi mi ha offeso… Da soli, possiamo dire che certi perdono sono "disumani". Ma davanti a Dio che mi ama così tanto, davanti a Lui che non si rassegna di avermi perso e che mi viene a cercare, davanti a Gesù che muore sulla croce per me, davanti al Padre che non solo mi perdona ma mi ringrazia se ritorno a casa pentito, non riuscirò anch’io a trovare la strada del perdono del fratello?
Sulle
Offerte
Accogli
con bontà, Signore, i doni e le preghiere del tuo popolo, e ciò che ognuno
offre in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.
Dopo
la Comunione
La
potenza di questo sacramento, o Padre, ci pervada corpo e anima, perché non
prevalga in noi il nostro sentimento, ma l'azione del tuo Santo Spirito. Per
Cristo nostro Signore.